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IL DESIDERIO CHE NON C’È (ancora)

  • Immagine del redattore: Miriam Curti
    Miriam Curti
  • 7 lug
  • Tempo di lettura: 4 min

Quando il processo del cambiamento, nel percorso di psicoterapia, inizia proprio dal non sapere cosa desiderare.


Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino. 


Non avrei potuto iniziare un articolo che tratta del desiderio senza citare “l’Isola che non c’è”, intesa come un luogo immaginario, che non ha tempo e dove si resta eternamente bambini. Quell’isola, in qualche modo, esiste dentro ciascuno di noi, ed è proprio quello il luogo del desiderio non ancora nato, quello che spesso non sappiamo neanche nominare e, dunque, non ci concediamo di esplorare.

Molti dei percorsi di psicoterapia che seguo nel mio studio iniziano non con desideri, ma con una mancanza. Spesso può trattarsi di una mancanza di senso, di energia, di direzione, appunto. Non è sempre chiara la forma che questa mancanza assume, perché spesso resta non verbalizzata. In questa fase, le persone non sono ancora in grado di riconoscere un proprio desiderio, ma piuttosto è come muoversi in una sorta di nebbia, in cui si riesce solo a dire: “Non voglio più sentirmi così”. Quest’ultima è tra le frasi più comuni che mi capita di accogliere nei primi colloqui di terapia. Oppure c’è chi arriva, al contrario, con una lista di obiettivi apparentemente chiari: “Vorrei non essere più arrabbiat*”, “Vorrei essere più sicur* di me stess*”, “Vorrei capire cosa ho che non va”, ecc...

Eppure, tutti questi obiettivi quasi mai hanno il sapore di desiderio autentico, quello che muove dall’interno e, dunque, non dal dovere. Molto spesso il sotto-testo di alcuni colloqui è: “Non so cosa voglio, so solo che così non sto bene… e forse non ho mai desiderato qualcosa, ma ho sempre fatto quello che si doveva fare.” 

Eccola materializzarsi, allora, la mancanza di un vero desiderio, che potrebbe alcune volte manifestarsi come sintomo – ansia, apatia o difficoltà relazionali.                        

Ma cosa si vuole realmente come alternativa a questa mancanza di desiderio? È proprio qui che inizia il percorso terapeutico: non con il chiarire subito cosa si vuole (in questo, la terapia ci insegna a restarci), bensì con il dare forma a quel vuoto, a quella mancanza.

Quella mancanza che alcune volte diventa corpo: un corpo che si trascina al mattino e che porta la mente a perdersi e riperdersi tra dettagli inutili. Quella mancanza che diventa umore che cala senza un apparente reale motivo.                                                      

Allora, quando in terapia mi capita di chiedere: “Se potessimo scegliere, cosa vorremmo?”, spesso la risposta stessa diventa direzione del lavoro: “Non lo so!” Non bisogna correre nel colmare quel vuoto, ma al contrario, bisogna abitarlo insieme, fino a che non inizierà a prendere una direzione, un desiderio… un piccolo seme di libertà! 

Quando rifletto su questi temi, in maniera del tutto automatica la mia mente mi riporta ai banchi di scuola e, in particolare, a una delle teorie filosofiche che più trovai affascinante da “me adolescente”; sto parlando del “pendolo della vita” di A. Schopenhauer, che appunto descriveva la nostra esistenza come una continua oscillazione tra il dolore (inteso come causato da un desiderio insoddisfatto) e la noia (che arriva quando quel desiderio, invece, viene appagato).

La vita oscilla come un pendolo avanti e indietro tra il dolore e la noia. 

Mi ha da sempre affascinata questo concetto, tanto che negli anni mi appassionai anche ai correlati neurofisiologici di questa dinamica. Dinamica che trova riscontro nei circuiti cerebrali della motivazione e del piacere, in particolare nel famoso sistema dopaminergico (per intenderci, quello che viene chiamato in causa nei disturbi da dipendenza, e non solo). La dopamina (famoso ormone del piacere e dell’anticipazione) viene rilasciata proprio quando stiamo per avvicinarci ad un obiettivo, proprio quando desideriamo qualcosa, ma tende, invece, a calare nel momento in cui arriviamo al soddisfacimento (momento in cui, invece, entrano in causa le endorfine, simili agli oppiacei naturali).

È proprio questa oscillazione tra attesa e appagamento che può tradursi in una sensazione di vuoto/noia.

Da questa prospettiva, la mancanza non è un errore da correggere, bensì è una condizione esistenziale e neurobiologica da abitare in modo nuovo.

 Il lavoro psicoterapico, quindi, cerca di trasformare la mancanza in una direzione, in uno spazio fertile dove possa, finalmente, emergere un desiderio autentico. Un desiderio che non sia imposto, ma che venga piano piano scoperto. Un desiderio che non venga percepito come perfetta adesione al dovere, a ciò che è considerato “giusto da desiderare”, o a ciò che viene percepito come “aspettativa altrui”, ma come un atto di coraggio nel prendersi, finalmente, la libertà di scegliere ciò che si vuole davvero. Ed allora, ecco che per molte persone questo non significa altro che imparare a distinguere ciò che si è sempre pensato di dover volere, e ciò che invece lentamente comincia ad emergere come un desiderio proprio.

Cosa serve per questo passaggio? Tempo, ascolto e soprattutto la possibilità che per anni ci siamo sentiti sottrarre… la possibilità di scelta.

Ecco, come per Peter Pan e i suoi compagni, anche per le persone che arrivano in terapia quell’isola che non c’è, quel desiderio autentico, può sembrare solo una favola, un qualcosa che esiste solo per chi ha “speranza”.                                                             

Tuttavia, è proprio nel tempo, tra le esitazioni, nel silenzio, nell’abitare il dolore e il conflitto interno, nella costruzione di un dialogo interiore che quell’isola inizia a prendere forma.

Non si trova, ma si crea. Ci si arriva.

E questo avviene quando, finalmente, per la prima volta in terapia viene pronunciata la frase: “Questo sento di volerlo io.”

Quando ci si rende conto che non si ha più la necessità di compiacere, dimostrare, adattarsi o nascondersi…

Ecco, in quel momento, qualcosa dell’isola che non c’è, inizia ad esserci davvero.

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Dottoressa Miriam Curti.


 
 
 

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